Il reflusso gastroesofageo è una malattia molto frequente che colpisce circa una persona su dieci. Prima di andare a scoprirne di più è doveroso introdurre brevemente qualcosa sul bersaglio colpito: l’esofago. Ebbene, l’esofago è un organo cilindrico che collega la faringe allo stomaco ed ha due funzioni importanti:

  • Facilitare il trasporto degli alimenti lungo il canale alimentare;
  • Prevenire o attenuare il reflusso del contenuto gastrico.

Per svolgere tutto ciò l’esofago sfrutta la propria capacità di peristalsi e la regolazione del cardias, lo sfintere che lo separa dallo stomaco.

Per definizione questo disturbo è il passaggio retrogrado involontario del contenuto dello stomaco all’esofago. Non è sempre un indice di malattia, in quanto si presenta più volte al giorno anche nei soggetti sani. Soprattutto nei primi anni di vita o dopo un pasto abbondante. Tuttavia quando le capacità difensive dell’esofago vengono meno e compaiono i sintomi e l’infiammazione il reflusso diventa patologico.

Reflusso gastroesofageo, cause possibili

Il reflusso gastroesofageo ha delle cause specifiche. In caso di malattia si assiste ad un’alta pressione all’interno dello stomaco, che di fatto preme sull’esofago. Ciò è agevolato dall’incompetenza del cardias, che va incontro ad ipotonia, oppure a rilassamenti transitori eccessivi. La probabilità di reflusso è maggiore quando aumenta il volume gastrico ed in presenza di un’alta pressione intra-addominale come nel caso della gravidanza, del sovrappeso, o di indumenti troppo stretti.

Una volta avvenuto il reflusso patologico, il decorso della malattia dipende dal bilanciamento tra i fattori aggressivi e lesivi del contenuto gastrico e quelli difensivi come la neutralizzazione esofagea dell’acido e la resistenza della mucosa al danno. Il principale agente aggressivo è l’acido cloridrico, ma sono importanti anche la bile e gli enzimi pancreatici qualora sussista un riflusso misto gastrico ed intestinale (duodeno). D’altra parte l’esofago si protegge attraverso l’azione della gravità in posizione eretta, l’attività motoria dell’esofago e gli effetti tamponanti della saliva. Ad ogni modo quando i danni superano le resistenze si assiste alla rottura della barriera epiteliale dell’esofago, che mette in moto reazioni infiammatorie con conseguenti erosioni, ulcere, fibrosi ed un maggior rischio di emorragie digestive e di adenocarcinoma.

Reflusso gastroesofageo sintomi: come si presenta?

Reflusso gastroesofageo, quali sintomi presenta? Le manifestazioni di questo disturbo sono:

  • Rigurgito di sostanze acide in bocca;
  • Pirosi con sensazione di bruciore dietro lo sterno ed irradiante alla gola;
  • Eruttazioni frequenti;
  • Dolore nella parte alta dell’addome;
  • Pesantezza post-prandiale.

Inoltre è ben nota l’associazione tra questo problema e disturbi respiratori come la tosse notturna, la voce rauca ed il broncospasmo recidivante. Nel lattante, invece, i sintomi di esofagite includono irritabilità durante l’ingestione, rifiuto dell’alimento, sangue occulto nelle feci, anemia cronica, sintomi respiratori e la ruminazione.

Reflusso gastroesofageo rimedi: come contrastarlo?

Per il reflusso gastroesofageo, rimedi possibili esistono. La terapia deve essere personalizzata in modo tale da raggiungere i seguenti obiettivi: diminuire la frequenza dei reflussi, neutralizzare il contenuto lesivo, favorire la pulizia dell’esofago e proteggerne la mucosa.

E’ bene adottare fin da subito alcune misure semplici ed efficaci:

  • Non indossare vestiti o cinture stretti;
  • Non sdraiarsi prima di tre ore dall’ultimo pasto;
  • Sollevare la testiera del letto di circa 15 cm;
  • Non fumare.

Si aggiunga che alcuni farmaci possono rilasciare lo sfintere esofageo come i beta-adrenergici, i calcio antagonisti ed il diazepam.

La cura dell’esofagite deve coinvolgere imprescindibilmente anche lo stile di vita e l’alimentazione.

Reflusso esofageo, quale dieta preferire?

Reflusso gastroesofageo dietaPer il reflusso esofageo una dieta specifica è adatta?

E’ ben noto che alimenti sbagliati possono aggravare i sintomi della malattia, come per esempio l’insorgenza del dolore che accompagna la pirosi. Innanzitutto è sempre meglio mangiare porzioni più piccole rispetto a pasti abbondanti. Inoltre è opportuno dire no ai cibi e condimenti troppo astringenti o acidi o piccanti (es. pepe, peperoncino). Si consiglia di evitare i cibi grassi e le bevande ad alto contenuto alcolico, le quali rilassano il cardias e stimolano la secrezione acida dello stomaco. Infine in caso di sovrappeso o obesità è fondamentale riguadagnare un peso salutare per diminuire la pressione intra-addominale. Considerando le interazioni tra i fattori clinici, dietetici e farmacologici si raccomanda di essere seguiti ed assistiti da uno specialista al fine di impostare una terapia nutrizionale bilanciata e senza carenze.

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Presso il Centro di Medicina Biologica è possibile effettuare percorsi personalizzati per la terapia del disturbo al fine di annullare i sintomi e di proteggere l’esofago sotto attacco.

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