La nutrigenetica si occupa delle relazioni esistenti tra il DNA e la nutrizione approfondendo tutte le influenze genetiche sugli aspetti nutrizionali e metabolici. Questo nuovo campo della Scienza della Nutrizione offre una prospettiva più ampia sulle risposte individuali agli alimenti e sui loro effetti. Ma entriamo subito nel merito.

Nutrigenomica e nutrigenetica

A partire dalla seconda metà del XIX secolo il sogno dei genetisti era di determinare la sequenza di basi nelle molecole di DNA, cioè sequenziare il codice genetico. Sul finire del secolo questo sogno è diventato realtà, quando presero forma i progetti sulla determinazione delle sequenze del DNA in vari organismi, uomo incluso. Spicca per importanza il Progetto Genoma Umano, che ha visto un impegno scientifico internazionale per la determinazione della sequenza dei circa 3 miliardi di nucleotidi del DNA nell’uomo. Gli avanzamenti nella tecnologia hanno perciò reso possibile di leggere la sequenza del DNA ed i ricercatori al giorno d’oggi sono in grado di costruire ed analizzare enormi banche dati genetiche.  Da questi studi sono emerse numerosi varianti genetiche, soprattutto i polimorfismi genetici, che sono alla base delle differenze tra gli individui.

La nutrigenetica è per definizione la scienza che studia gli effetti delle variazioni genetiche sulla risposta dietetica. In particolare la nutrigenetica ha portato alla scoperta di varianti genetiche associate ad una maggiore vulnerabilità di incorrere in una malattia in combinazione ai fattori dietetici. Ciò riveste un ruolo notevole nella prevenzione e nel trattamento delle patologie croniche odierne, in quanto consente di valutare i fattori di suscettibilità o di protezione e di sviluppare strategie nutrizionali personalizzate. In aggiunta ciò può essere estremamente utile per personalizzare le strategie terapeutiche basandosi sulle caratteristiche del DNA. Perché differenti polimorfismi sono responsabili di differenti risposte alle terapie nutrizionali.

Le differenze genetiche influenzano le attività enzimatiche ed i processi biologici.

Qual è la differenza tra nutrigenetica e nutrigenomica? La nutrigenetica esamina come le varianti genetiche incidano sulla risposta dell’organismo ad una data dieta e valuta i rischi ed i benefici di specifici componenti dietetiche formulando raccomandazioni nutrizionali personalizzate. La nutrigenomica, invece, studia come i nutrienti influenzino l’espressione dei geni e le loro attività a valle. A dispetto di quello che si potrebbe pensare i geni non sono sempre attivi, bensì alcuni sono accesi ed altri spenti.

Tra gli innumerevoli fattori in grado di alzare o abbassare i vari “interruttori” del DNA ci sono propri i nutrienti e le molecole bio-attive contenute nei cibi. Ecco perché gli stili alimentari influenzano l’espressione genetica, proteica ed il metabolismo. Una volta assorbiti nella cellula i nutrienti sono in grado di interagire con specifici processi cellulari inducendo l’attivazione di molteplici meccanismi.

I fattori ambientali, lo stile di vita e la genetica interagiscono tra loro in modo complesso.

È ormai ben noto che il consumo persistente di cibi sbagliati, insieme ad uno stile di vita sedentario, contribuisce fortemente allo sviluppo delle maggiori patologie croniche di questo secolo e delle loro complicazioni (es. obesità, diabete, malattie cardiovascolari). Più precisamente lo stile di vita interagisce strettamente con gli aspetti genetici ed epigenetici a livello del DNA aumentando o diminuendo il rischio di incorrere in qualche disturbo o patologia. Sempre più evidenze mostrano che il coinvolgimento di questi fattori nelle malattie croniche, in cui l’ambiente e la genetica sono fattori in continua interazione.

Il DNA può influenzare i fabbisogni nutrizionali e la risposta ai nutrienti.

Da qualche decennio la genetica sta portando alla luce i segreti del DNA ed ha contribuito attivamente alla comprensione di come le varianti genetiche ed i cambiamenti epigenetici partecipino allo sviluppo di varie malattie e di come possano modificare la risposta alle terapie stesse. Non a caso recentemente si parla di Medicina di Precisione riferendosi ad innovative strategie terapeutiche che tengano conto delle caratteristiche individuali come per esempio la genetica, il sesso ed il microbiota. La Nutrizione di Precisione rappresenta una cospicua parte della medicina personalizzata ed offre un approccio innovativo alla prevenzione ed al trattamento delle malattie. Sulla base di questi sviluppi nasce la nutrigenetica, che si pone l’obiettivo di stabilire le scelte nutrizionali migliori in modo più specifico e personalizzato rispetto alle tradizionali linee guida.

Test nutrigenetica

I polimorfismi genetici (SNPs) sono le variazioni genetiche più studiate nel campo della nutrigenetica e molti di loro sono stati associati a disturbi o malattie attraverso l’interazione con i macro- e micronutrienti o in concomitanza a diete particolari. Per esempio alcuni individui hanno un fabbisogno nutrizionale diverso da quello “medio” della popolazione, oppure in seguito a diete per loro scorrette sono a maggior rischio di incorrere in alterazioni dei grassi, della glicemia o in carenze vitaminiche così come possono essere maggiormente vulnerabili per quanto riguarda i disturbi metabolici e cardiovascolari in seguito all’eccesso di determinati cibi. Ciò avviene in quanto le varianti genetiche possono incidere su numerosi aspetti biologici e fisiologici come per esempio il metabolismo dei nutrienti (es. grassi, zuccheri, vitamine), la resistenza insulinica, lo stress ossidativo, le reazioni infiammatorie, le preferenze alimentari, il metabolismo energetico ed il senso di sazietà.

I polimorfismi genetici possono influenzare le funzioni biologiche delle cellule.

Il test nutrigenetica prevede l’inziale raccolta del campione del DNA tramite un semplice tampone boccale e la successiva lettura della sequenza genetica. Data la complessità di questi argomenti, è importante essere seguiti da uno specialista al fine di valutare i più opportuni polimorfismi genetici a seconda delle condizioni e delle esigenze cliniche e, inoltre, interpretare nel modo corretto i risultati. Bisogna, infatti, tenere a mente che i singoli geni non agiscono in solitaria all’interno dell’organismo, bensì interagiscono in modo complesso non solo tra di loro, ma anche con i fattori ambientali (es. dieta e attività fisica). Essere seguiti e monitorati in modo specialistico consente anche di raggiungere gli obiettivi di salute in modo più preciso e rapido.

Dieta nutrigenetica

Una volta analizzato il DNA lo specialista può utilizzare le informazioni genetiche per formulare ad hoc o modificare una terapia nutrizionale tenendo conto di ciò che è emerso. Essere a conoscenza di avere un certo “profilo genetico” rappresenta un’opportunità innovativa per mettere in luce gli eventuali punti di debolezza o di forza dell’organismo e di conseguenza cercare di farvi fronte con una terapia adeguata. Inoltre la nutrigenetica consente di indirizzare al meglio le scelte terapeutiche in modo specifico ed individualizzato.

Ciò riveste sicuramente un passo in avanti nel campo della salute e della medicina. Infatti tenere conto dei fattori genetici, epigenetici e quelli legati allo stile di vita aumenta l’efficacia delle diete rispetto alle classiche strategie terapeutiche basate sulle raccomandazioni per la popolazione generale. Perché ciò che vale per una persona potrebbe non essere sempre valido per un’altra, oppure potrebbe essere addirittura controproducente. Non siamo tutti uguali dal punto di vista genetico! E la scienza ci permette di traslare il bagaglio di conoscenze accumulate per ottimizzare le scelte nutrizionali e metaboliche.

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Bibliografia essenziale:

  • Fenech M, et al. Nutrigenetics and nutrigenomics: viewpoints on the current status and applications in nutrition research and practice. J Nutrigenet Nutrigenomics. 2011;4(2):69-89;
  • Rescigno T, Micolucci L, Tecce MF, Capasso A. Bioactive Nutrients and Nutrigenomics in Age-Related Diseases. 2017 Jan 8;22(1);
  • van Ommen B, et al. Systems biology of personalized nutrition. Nutr Rev. 2017 Aug 1;75(8):579-599.
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