La regolazione della pressione arteriosa
La pressione arteriosa svolge un ruolo fondamentale, in quanto deve garantire la perfusione del sangue in tutti i tessuti ed organi. Quando è troppo bassa accade che troppo poco sangue raggiunge i tessuti ed alle cellule possono mancare i rifornimenti necessari di ossigeno e dei nutrienti.
A differenza di quanto generalmente si crede, la pressione sanguigna non è solo una questione di cuore, ma dipende da due fattori chiave: la spinta prodotta dal cuore e la resistenza che il sangue incontra viaggiando nei vasi periferici. Questi ultimi possono far incrementare i valori della pressione, in quanto possono andare incontro a rigidità e restringimenti per varie cause tra cui quelle infiammatorie e metaboliche, soprattutto con l’avanzare dell’età ed in caso di stili di vita poco salutari.
L’ipertensione arteriosa si sviluppa a causa della perdita delle capacità di regolazione pressoria.
Il sistema nervoso è fondamentale per una corretta regolazione della pressione arteriosa. Per esempio durante una situazione frustrante o un’attività fisica il sistema nervoso mette in moto meccanismi complessi, che conducono ad un aumento del tono pressorio. Così come a riposo l’organismo dovrebbe essere in grado di ritornare nel breve termine ad una condizione di equilibrio fisiologico. Purtroppo, nelle persone che soffrono di pressione arteriosa cronicamente elevata ciò non succede, perché le capacità di auto-regolazione sono disfunzionanti.
Dal punto di vista ormonale l’organismo dispone di un’ampia serie di fattori ormonali, che in qualità di messaggeri sono responsabili della regolazione del diametro dei vasi, dei fluidi e della resistenza vascolare. Per esempio l’ormone aldosterone è rilasciato dalle ghiandole surrenali e rappresenta un punto chiave della regolazione pressoria agendo sul riassorbimento del sodio a livello renale. Inoltre, gli stessi vasi sanguigni ed il cuore rilasciano sostanze ad azione vascolare, che possono influenzare i parametri pressori.
Pressione minima e massima
La pressione arteriosa è misurata in millimetri di mercurio (mm Hg) e secondo due ambiti: la pressione sistolica e quella diastolica. La prima si riferisce alla pressione massima durante il battito cardiaco, mentre quella diastolica è la pressione minima durante il rilassamento del cuore.
La pressione del sangue è influenzata dagli sforzi fisici, dallo stato emotivo ed anche dall’ora del giorno, perché tende ad essere più alta di giorno e più bassa durante la notte. A proposito, nelle persone con ipertensione la pressione rimane elevata persino durante il sonno, specialmente in caso di problematiche renali.
Ipertensione arteriosa: che cos’è?
L’ipertensione arteriosa è una malattia caratterizzata da un aumento della pressione sistolico e/o diastolica. Si distingue in ipertensione primaria o essenziale, che è oltremodo la più diffusa (>85%), ma non ha una causa univoca e precisa alle spalle. D’altra parte si definisce ipertensione secondaria quella che è conseguenza di altre patologie come per esempio le malattie renali, ormonali e delle apnee notturne.
Sulla base delle ultime definizioni la pressione arteriosa è normale al di sotto di 120/80 mm Hg, mentre è considerata pre-ipertensione un valore di sistolica tra 120-139 e/o di diastolica 80-89. L’ipertensione è conclamata per livelli di pressione arteriosa maggiori di 140 sistolica e/o 90-99 diastolica.
Come già accennato l’ipertensione arteriosa rappresenta un importante, ma trattabile, fattore di rischio cardiovascolare (e non solo). Ha un’alta prevalenza nella popolazione generale ed in merito si stima che l’ipertensione riguardi il 4% dei giovani adulti, il 25% tra i 35 ed i 64 anni e circa il 60% delle persone anziane.
Quali sono le conseguenze?
Una pressione del sangue alta rappresenta sempre un campanello d’allarme e non deve essere trascurata o ignorata, in quanto provoca danni al cervello, al cuore, ai vasi sanguigni ed ai reni. In aggiunta, aumentano il rischio di incorrere in infarti cardiaci, ischemie ed emorragie cerebrali, aneurismi ed insufficienza renale. Per prevenire queste conseguenze l’obiettivo delle cure è di portare la pressione almeno al di sotto di 130/80 mm Hg.
Sintomatologia
La pressione arteriosa alta può non dare segnali apparenti, soprattutto nelle prime fasi. Tuttavia, tra i sintomi ed i segni più frequenti ci sono:
- Spossatezza precoce;
- Mal di testa;
- Senso di vertigini;
- Problemi oculari;
- Guance e orecchie arrossate;
- Epistassi;
- Acufeni.
Cause della pressione alta
La pressione alta ha alle spalle una causalità multifattoriale, cioè più fattori contribuiscono direttamente o indirettamente a provocare una scarsa regolazione della pressione arteriosa ed un suo innalzamento. In particolare, l’ipertensione arteriosa essenziale è il frutto dell’interazione tra la genetica, il sovrappeso, lo stile di vita, l’alimentazione, la mancanza di attività fisica, gli squilibri ormonali e lo stress cronico.
La pressione alta è più comune nei paesi industrializzati e ciò è posto in collegamento con i cambiamenti delle condizioni di vita avvenuti nel corso dell’ultimo secolo. In poche parole gli studi confermano che il modo in cui si vive influenza i livelli di pressione arteriosa.
La pressione del sangue è influenzata da fattori nervosi, renali, cardiaci, emotivi ed ormonali.
In special modo un eccesso di peso, il consumo di alcool, una dieta sbilanciata con troppo sodio rispetto al consumo di vegetali, la sedentarietà e l’esposizione a forme di tossicità (es. fumo) svolgono un ruolo importante nello sviluppo della malattia. Precisiamo, tuttavia, che la pressione alta non è un problema solo del sodio, ma riguarda diversi parametri nutrizionali e metabolici, che devono essere valutati approfonditamente da un professionista.
La cura dell’ipertensione richiede terapie specifiche ed il cambio dello stile di vita.
Un altro fattore importante nella genesi e nel mantenimento dell’ipertensione arteriosa è lo sbilanciamento del sistema nervoso autonomo, che è una parte del sistema nervoso deputato alla regolazione di numerosi processi essenziali per il benessere fisico e mentale. In particolare, l’attività del sistema nervoso simpatico e parasimpatico è direttamente coinvolta nel controllo pressorio. Senza tralasciare il contributo di un profilo ormonale fuori dall’equilibrio, soprattutto per quanto riguarda il cortisolo, l’insulina, l’aldosterone e gli estrogeni.
Riassumendo i principali fattori di rischio includono:
- Età avanzata;
- Suscettibilità genetica;
- Obesità;
- Sindrome metabolica e diabete;
- Alterazioni dei grassi;
- Dieta sbilanciata;
- Sedentarietà prolungata;
- Stile di vita scorretto (es. alcool, droghe, sonno).
Cura e terapia per l’ipertensione arteriosa presso il Cembio
Noi del Centro di Medicina Biologica ci occupiamo dell’ipertensione arteriosa tramite percorsi terapeutici dedicati e personalizzati ad hoc sulla persona.
Benché la pressione alta sia un’importante problematica di salute, crediamo fortemente che sia curabile e reversibile attraverso l’utilizzo di cure mirate ed un incisivo cambiamento delle abitudini quotidiane. Pertanto integriamo le nostre terapie ed i nostri trattamenti con la cura dello stile di vita, in particolare dell’alimentazione e dell’attività fisica. È importante sottolineare che i nostri percorsi non offrono semplici “diete”, bensì vere e proprie terapie nutrizionali, che hanno il fine non solo di colmare le frequenti carenze nutrizionali, ma anche di intervenire a beneficio del sistema metabolico, cardiovascolare, ormonale ed infiammatorio. Un’alimentazione corretta è anche importante per raggiungere un peso salutare, perché chi è in sovrappeso ha un rischio ben più alto di incorrere in valori pressori persistentemente elevati.