Mai sentito parlare di dieta genetica? E di che cosa si tratta? La dieta genetica è l’applicazione delle scoperte della genetica all’interno della Scienza della Nutrizione ed è al centro di un forte interesse internazionale per le sue implicazioni nella clinica. Gli avanzamenti della biologica molecolare e della genetica degli ultimi decenni hanno portato alla scoperta di numerosi fattori genetici che possono influenzare nel bene o nel male il nostro stato di salute. Ma prima di passare alla dieta genetica è opportuno capire di più di che cosa si occupa la genetica.

Introduzione semplice alla genetica

La genetica studia la struttura e le proprietà della molecola più famosa al mondo: il DNA. Il DNA costituisce il materiale ereditario ed è alla base dei tratti e delle caratteristiche individuali come per esempio il colore degli occhi e le caratteristiche corporee. Ma non finisce qui. Il DNA è responsabile non solo dei tratti esteriori e più evidenti, ma presiede anche all’organizzazione di tutti i processi biologici alla base delle forme viventi. Insomma non poco. Più precisamente il DNA può essere paragonato ad un grande ‘libretto delle istruzioni’ per la sintesi delle molecole biologiche, in particolare proteine ed enzimi, e per la regolazione dei processi cellulari. Senza DNA non può mantenersi nel corso del tempo niente di ciò che chiamiamo vita.

Il DNA è responsabile dello sviluppo, organizzazione e riproduzione degli organismi viventi, uomo incluso.

Il materiale genetico è contenuto nel nucleo di ogni cellula, dove riesce a dispiegare i suoi 2 metri di lunghezza soltanto impacchettandosi fortemente con un filo attorcigliato su sé stesso. Più precisamente il DNA è una lunga sequenza di quattro diversi nucletoditi, che si chiamano adenina, timina, guanosina e citosina. Semplificando al massimo i concetti possiamo raffigurarci questi nucleotidi al pari di “lettere chimiche”, che si dispongono ordinatamente in sequenza come le lettere dell’alfabeto formano le parole. Questo paragone è valido anche ad un ulteriore livello, perché così come le lettere non sono disposte a casaccio così nel DNA la sequenza dei nucleotidi nasconde un codice, che rimase segreto fino agli anni ’60.

Oggi sappiamo ormai che l’apparente casuale sequenza di nucleotidi è alla base di un vero e proprio linguaggio in codice, di cui le cellule hanno le chiavi per interpretarlo. Le informazioni contenute nel DNA possono pertanto essere decodificate in modo tale da tradurle direttamente in azione all’interno della cellula. Ciò avviene, in quanto il DNA può essere suddiviso in speciali unità dette geni, che a loro volta codificano per enzimi. Questi ultimi, infine, possono svolgere il loro lavoro a seconda della loro funzione nelle reazioni dell’organismo.

Variazioni del DNA

La ricerca genetica ha messo in luce, che, benché esistano fortissime somiglianze dal punto di vista genetico, due persone (non gemelli) non hanno lo stesso DNA. Queste differenze non sono fine a sé stesse, bensì caratterizzano le capacità e le potenzialità dell’organismo al pari di impronte digitali. Le variazioni più comuni nella sequenza del DNA sono dette polimorfismi a singolo nucleotide, abbreviati in SNPs. Questi possono causare variazioni biologiche tramite il cambiamento delle istruzioni codificate nei geni per la sintesi finale delle proteine. Ciò si traduce nel fatto che i processi che avvengono nel corpo non si svolgono allo stesso modo in due persone che hanno varianti genetiche a carico dei geni responsabili.

La sequenza del DNA non è uguale per tutti e ciò ci rende unici!

In merito le evidenze scientifiche hanno dimostrato e continuano a dimostrare che un certo profilo genetico (genotipo) può differenziare gli individui sotto numerosi aspetti (e non solo esteriori). A titolo di esempio esistono varianti genetiche che influenzano il dispendio energetico, le capacità detossificanti, le intolleranze alimentari, il metabolismo e l’assorbimento dei nutrienti. Essere portatori o meno di uno o più polimorfismi genetici influenza profondamente le capacità e le funzionalità dell’organismo sia nel campo nutrizionale che in quello generale della salute.

Dieta genetica: come funziona

La dieta genetica nasce dagli sviluppi avvenuti nel campo della genetica al fine di tradurli concretamente nella pratica della nutrizione. In questo caso le informazioni ricavabili dal DNA possono essere messe al servizio di terapie nutrizionali personalizzate. Non può che essere così, in quanto le varianti riscontrate sono necessariamente personali e non cambiano nel corso del tempo. Pertanto, tenere in considerazione anche gli aspetti genetici rappresenta una strategia più valida ed efficace rispetto ai soli dati clinici classici ed ai sintomi. Questi ultimi rimangono ovviamente fondamentali, ma integrarli con il genotipo fornisce l’opportunità di valutare gli eventuali fattori di suscettibilità o di protezione derivanti dal DNA, pur sempre in combinazione con i classici fattori di rischio derivanti dalle analisi tradizionali.

L’obiettivo della dieta genetica è di adattare l’alimentazione al profilo costituzionale della persona.

La dieta genetica appartiene al grande gruppo della Medicina di Precisione, un’innovativa branca della medicina che si caratterizza per l’inclusione nella pratica clinica di tutti i fattori interni ed esterni al soggetto, che in un certo modo lo “individualizzano” e possono influenzare le terapie. Questo approccio è estremamente valido ed efficace nel campo della nutrizione e della dietetica, dove come è ben noto non tutti rispondono allo stesso tipo di strategia terapeutica. In particolare la nutrigenetica studia le varianti genetiche, che influenzano la suscettibilità, la progressione e la risposta terapeutica nei disturbi o nelle malattie di pertinenza nutrizionale.

Qui l’analisi del DNA può rappresentare uno strumento utile per “conoscersi” dal punto di vista genetico e, sotto la supervisione di uno specialista, per costruire una terapia nutrizionale adeguata al proprio organismo. Per esempio è possibile ottenere indicazioni sui macronutrienti da prediligere o sul rischio di imbattersi in deficit nutrizionali, intolleranze oppure alterazioni metaboliche.

Cembio: per un approccio terapeutico e preventivo efficace

È opportuno sottolineare, tuttavia, che l’analisi dei fattori genetici deve essere sempre accompagnata da una valutazione clinica, in quanto il DNA non agisce in modo isolato, bensì interagisce fortemente anche con gli stimoli ambientali e le condizioni di salute (attuali e pregresse). Analogamente con il supporto di uno specialista è fondamentale tenere in considerazione l’insieme delle varianti genetiche e non solo i risultati singoli, in quanto sono la combinazione dei vari geni e le interazioni DNA-ambiente che dicono qualcosa su di noi. Infine, pur in presenza di un genotipo “sfavorevole”, è possibile ottimizzare lo stile di vita e la terapia al fine di controbilanciare i fattori genetici potenzialmente negativi.

In conclusione gli avanzamenti della genetica permettono di tradurre le scoperte scientifiche in modelli di terapie nutrizionali costruiti ad hoc. Ad ogni modo è fondamentale che, oltra al DNA, venga tenuto in considerazione l’intero stato di salute della persona e l’eventuale documentazione clinica. Perché una vera terapia nutrizionale diventa efficace quando è calibrata sulla persona e non soltanto sugli esami.

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Riferimenti bibliografici:

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