Una dieta per contrastare l’anemia è possibile? Per definizione l’anemia è caratterizzata da una minore quantità di globuli rossi, spesso accompagnata da un’alterazione della loro forma e dal calo della concentrazione di emoglobina. Più specificatamente si riconosce l’esistenza di anemia quando la concentrazione di emoglobina nell’uomo è minore di 13 g/dL, nelle donne 12 g/dL, nei bambini e nelle gestanti 11 g/dL. Questo disturbo può essere causato da un deficit dell’eritropoiesi e/o da una perdita o distruzione dei globuli rossi. Pertanto può essere causata da differenti processi e malattie tra cui alcune forme sono ereditabili (es. talassemia) ed altre possono essere modificate dall’alimentazione. In questo articolo tratteremo solo quelle relative alle carenze di determinati nutrienti necessari per la sintesi di globuli rossi normali.
Ad ogni modo essa determina difficoltà nell’approvigionamento dell’ossigeno ai tessuti causando stanchezza persistente, lievi emicranie ed un calo delle capacità fisiche e mentali. È particolarmente grave in gravidanza sia per la madre che per il nascituro, oltre ad alterare il normale sviluppo psicomotorio nei neonati.
Anemia sideropenica: quale dieta?
La carenza di ferro è il deficit micro-nutrizionale più diffuso al mondo contribuendo ad un ampio numero di disturbi, tra cui l’anemia detta appunto sideropenica, che è caratterizzata da globuli rossi di piccole dimensioni e per la quale può esistere una dieta specifica.
Il ferro svolge un ruolo chiave nel gruppo eme dell’emoglobina deputata al trasporto dell’ossigeno. Essendo un micronutriente importante l’organismo ha acquisito nel corso dell’evoluzione biologica numerosi meccanismi di regolazione per mantenere le scorte entro limiti fisiologici. In particolare il metabolismo del ferro è regolato a livello cellulare a seconda delle scorte ed attraverso l’ormone epcidina, che agisce sull’assorbimento intestinale e sul rilascio epatico del ferro. In seguito al suo assorbimento la transferrina lega il ferro trasportandolo nel torrente circolatorio fino ai tessuti che lo utilizzano (es. midollo, muscoli) oppure al fegato come riserva a lungo termine. I processi infiammatori, tuttavia, interferiscono con questi processi riducendo la concentrazione di ferro nel sangue. Di fatto il nostro organismo bilancia il bisogno di ferro cercando nel frattempo di tenerlo lontano dagli agenti patogeni, che ne sono particolarmente avidi.
Sono a maggior rischio di carenza di ferro i neonati, gli adolescenti, i vegetariani, gli atleti, le donne incinta e quelle in età fertile a causa delle mestruazioni. Specialmente nelle donne la carenza di ferro può causare stanchezza, pur in assenza di una vera e propria anemia. In generale la mancanza di ferro può essere causata da:
- Deficit nutrizionale in seguito a diete scorrette e sbilanciate;
- Aumento dei fabbisogni come nel caso della gravidanza, allattamento e sviluppo;
- Perdite ematiche fisiologiche o patologiche;
- Diminuzione dell’assorbimento intestinale a causa di malattie gastrointestinali tra cui acloridria, diarrea e forte infiammazione.
Anemia: una alimentazione corretta aiuta
Insieme ad una terapia adeguata il modo migliore e più efficace di ricostituire le riserve di ferro è attraverso i cibi che mettiamo in tavola: per l’anemia, quindi, è possibile utilizzare una alimentazione specifica che aiuti a contrastarla ed a prevenirla.
La carne rossa e bianca ed il pesce contengono una combinazione di nutrienti in grado di favorire l’assorbimento del ferro. D’altra parte l’assorbimento del ferro vegetale risulta più difficoltoso. La presenza, infatti, di fitati, polifenoli ed acido ossalico porta alla formazione di complessi con il ferro, che ostacolano il suo assorbimento intestinale. Inoltre altri nutrienti possono essere d’aiuto come la vitamina C, mentre è opportuno stare attenti al consumo di tè o caffè. Tuttavia in caso di anemia sideropenica avanzata, oltre ad una dieta adeguata si raccomanda la supervisione di uno specialista al fine di impostare una terapia specifica ed una nutri-terapia basata sugli alimenti giusti. Ciò vale, inoltre, in presenza dei fattori di rischio citati come il vegetarianesimo, la gravidanza e l’attività sportiva ad alto livello.
L’anemia megaloblastica, invece, avviene in seguito alla carenza di vitamina B9 (acido folico) e/o di vitamina B12, che sono entrambe importanti per la formazione dei globuli rossi nel tessuto ematopoietico. L’anemia megaloblastica è caratterizzata da globuli rossi particolarmente grandi, immaturi e può essere causata da una bassa assunzione di micronutrienti o da una perdita dovuta a disturbi digestivi e malassorbimento intestinale.
In particolare le normali riserve di acido folico si esauriscono nel giro di pochi mesi e le cause più frequenti del deficit sono alimentazioni sbilanciate, eccesso di alcool, malassorbimento intestinale, aumento del fabbisogno durante lo sviluppo ed utilizzo di alcuni farmaci (antiepilettici ed anticoncezionali), che riducono il suo assorbimento. Per quanto riguarda, invece, la vitamina B12, la carenza può insorgere per cause autoimmuni oppure in presenza di acloridria, sovra-crescita batterica nel tenue, morbo di Crohn, vegetarianesimo e diarrea cronica.
In conclusione l’anemia può avere delle basi nutrizionali e cliniche che devono essere affrontate con l’aiuto di uno specialista, in quanto coinvolgono spesso fattori clinici associati come per esempio quelli legati alla salute gastrointestinale. Oltre alla dieta per l’anemia, scopri di più anche su dieta post ictus, sulla dieta e alimentazione per l’emicrania e su osteoporosi e alimentazione.