Le malattie cardiovascolari rappresentano attualmente la prima causa di mortalità a livello mondiale e la loro diffusione è conseguenza soprattutto di uno stile di vita poco adatto rispetto a ciò che possiamo definire la nostra salute biologica. Negli ultimi anni un allargamento della prospettiva con cui si guarda queste patologie comuni ha focalizzato l’attenzione anche su nuovi aspetti o fattori di rischio prima negletti. In particolar modo in questo articolo del Cembio terremo in considerazione l’influsso che ha l’intestino persino in sedi esterne come quello cardiocircolatorio. Iniziamo quindi con alcuni concetti introduttivi.

Aterosclerosi: un significativo fattore di rischio per la salute

Non possiamo non affrontare il tema dell’aterosclerosi, che rappresenta al giorno d’oggi la causa principale del rischio cardiovascolare mondiale, in quando si caratterizza per la formazione di placche all’interno delle arterie. Nello specifico la patologia aterosclerotica è associata a molteplici fattori di rischio come l’obesità, la pressione alta del sangue, il fumo ed il diabete. Alla base vi è un accumulo di colesterolo LDL a livello della parete dei vasi, a cui segue il reclutamento di cellule immunitarie e di processi di natura ossidativa.

Con il passare del tempo la mancata riparazione del danno aterosclerotico porta alla cronicizzazione della malattia con conseguente ingrandimento della placca aterosclerotica. Tutto ciò facilita pertanto un restringimento significativo dei vasi, sovraccarica l’apparato cardiovascolare che deve continuare a far scorrere il sangue in tutti i distretti dell’organismo, oltre ad agevolare il rilascio di frammenti o di veri e propri trombi altamente pericolosi (es. ischemie coronariche, ictus).

La controparte intestinale

Per microbiota intestinale si intende l’insieme delle comunità di batteri, archeae, funghi e virus che colonizzano normalmente il tratto intestinale. Mentre il termine disbiosi fa riferimento ad un’alterazione di questo equilibrio microbico, spesso accompagnato da una riduzione della stessa biodiversità intestinale.

Un crescente numero di evidenze scientifiche sostiene che il rischio aterosclerotico non abbia a che fare soltanto con i classici aspetti cardiocircolatori, bensì vi sia implicata anche la disbiosi intestinale attraverso il passaggio di batteri o loro derivati in circolo. L’apparato circolatorio, infatti, non è separato da ciò che accade nell’intestino, specialmente se questo è malfunzionante o troppo permeabile.

Le interazioni tra i due sistemi

In condizione di salute l’intestino risulta protetto da vari meccanismi come per esempio la peristalsi, il muco, la secrezione di molecole antimicrobiche e dall’aderenza stretta tra cellula e cellula nella mucosa fungendo al pari di una barriera selettiva. Viceversa questa barriera può venire meno in seguito all’esposizione intestinale di alcool, alcuni farmaci (es. antinfiammatori non steroidei), infezioni, diete sbilanciate e carenti di fibre, malattie infiammatorie o altre patologie sistemiche, oppure a causa di un’alterazione rilevante del microbiota qui residente. La disbiosi intestinale, infatti, incentiva la permeabilità della mucosa e contribuisce al passaggio dei prodotti microbici oltre l’intestino fino al distretto sanguigno scatenando di conseguenza uno stato infiammatorio di basso grado.

A titolo di esempio una sostanza pericolosa è il cosiddetto LPS, che è un residuo della parete batterica e che stimola uno stato di infiammazione sistemica una volta all’interno della circolazione sanguigna, oltre a destabilizzare maggiormente le placche aterosclerotiche ed a favorire la formazione di trombi. Oppure ulteriori evidenze sottolineano il ruolo della molecola TMAO, prodotta dai batteri intestinali in seguito al consumo di alcuni nutrienti, e con la sua capacità di promuovere la disfunzione delle pareti vasali, l’aggregazione delle piastrine e di alterare il metabolismo del colesterolo.

Nel processo aterosclerotico risulta importante considerare lo stato infiammatorio silente.

Un’eccessiva permeabilità intestinale ed il ritrovamento di sostanze provenienti dal microbiota intestinale nel sangue è significativamente più frequente nelle persone con diabete o malattie cardiovascolari. In aggiunta ulteriore supporto a questo legame deriva da una serie di ricerche, le quali hanno confermato come la disbiosi in un intestino non ben integro sia collegata con le problematiche metaboliche, che spesso accompagnano le patologie cardiovascolari, con la dislipidemia, l’ipertensione, l’aterosclerosi sintomatica e la presenza di uno stato infiammatorio silente. Tanti più derivati microbici passano dall’intestino in circolo quanto più aumenta il rischio di incorrere in eventi cardiovascolari.

Qual è l’approccio del Cembio?

Presso il Centro di Medicina Biologica adottiamo una visione sistemica ed integrata delle patologie cardiovascolari, cioè accanto ai classici meccanismi e fattori di rischio guidiamo i nostri approfondimenti diagnostici e le nostre scelte terapeutiche sulla base delle interrelazioni esistenti tra i vari sistemi fisiologici e sugli aspetti benefici derivanti da uno stato di salute corretto, anche al di fuori dell’ambito cardiovascolare tradizionale e del colesterolo. In merito a ciò quanto sopra scritto è linea con l’evidenza secondo cui un intestino malfunzionante, permeabile o vulnerabile predispone ad uno stato pro-infiammatorio generale e con effetti negativi anche sui processi vasali e circolatori.

Infine, per valutare tutti questi elementi è opportuno un consulto specialistico al fine di tenere in considerazione i sintomi, la storia clinica e l’eventuale documentazione in modo tale da proporre gli approfondimenti analitici più mirati per la Persona insieme alle strategie preventive ed alle cure più adatte.

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Riferimenti bibliografici principali:

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  • Violi F, Cammisotto V, Bartimoccia S, Pignatelli P, Carnevale R, Nocella C. Gut-derived low-grade endotoxaemia, atherothrombosis and cardiovascular disease. Nat Rev Cardiol. 2023 Jan;20(1):24-37.
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