L’omocisteina è un aminonoacido solforato tossico derivato dalla metionina, aminoacido essenziale introdotto nell’organismo con il cibo, che nel momento in cui viene trasformata in sadenosilmetionina, cede dei gruppi metilici ad una serie di sostanze come la creatina, gli ormoni steroidei, le basi puriniche di DNA e di RNA, venendo trasformata quindi in omocisteina. In condizioni normali l’omocisteina viene rimossa dal circolo mediante due reazioni metaboliche: la prima detta rimetilazione, consiste nella trasformazione dell’aminoacido in metionina e richiede l’intervento di folati e di vit b12. La seconda detta transulfurazione, consiste nella trasformazione dell’omocisteina in cisteina e richiede la presenza della vit B6. Tali processi si realizzano prevalentemente a livello epatico. Nel momento in cui si ha la saturazione delle vie metaboliche, l’omocisteina intracellulare in eccesso viene trasportata nella circolazione, ove si lega a proteine plasmatiche e quindi eliminata principalmente a livello renale. Per parlare di iperomocisteinemia e’ necessario che questo aminoacido superi il valore plasmatico di 14 micromoli/lt, nei casi più gravi questo valore può superare i 100 micromoli/lt. Mutazioni genetiche a livello dei geni che regolano il metabolismo dei folati e della vit B6, nonche’ gravi patologie renali, ipertensione essenziale, ipotiroidismo, diete squilibrate ricche in proteine e povere di frutta e verdure, assunzione protratta di antiepilettici, di diuretici e di pillola anticoncezionale favoriscono l’incremento dei livelli plasmatici di omocisteina.
La forte produzione di Radicali liberi ed il conseguente stress ossidativo sono i più importanti effetti correlati all’iperomocisteinemia. Il danno endoteliale che ne consegue favorisce la formazione di trombi e quindi l’insorgenza di micro-macro infarti a livello cardiaco e cerebrale. L’aminoacido, inoltre, favorirebbe la formazioni di trombi mediante un’azione sulle piastrine, sui fattori di coagulazione e sulle lipoproteine ematiche. I pazienti con anomalie genetiche del metabolismo dell’omocisteina tendono a manifestare fenomeni di invecchiamento accelerato con particolare riferimento a patologie neurodegenerative di tipo cognitivo. A tal proposito, l’associazione tra patologie a carattere demenziali tipo Alzheimer, demenza vascolare senile ed iperomocisteinemia plasmatica è stata osservate in diversi studi a carattere epidemiologico. Il primo studio importante e’ stato effettuato dal Prof Seshardi della Boston University School of Medicine ed e’ stato riportato dal New England Journal of Medicine già nel febbraio 2002. Lo studio, parte integrante del programma Framinghamm sulla salute cardiaca, ha messo in evidenza come in adulti con ottima funzionalità della sfera cognitiva, elevati livelli di omocisteina protratti nel tempo, possano favorire l’insorgenza di patologie a carattere demenziale incluso il Morbo di Alzheimer. La gravità e la precocità dei disturbi demenziali erano direttamente correlati ai livelli plasmatici di omocisteina ed era sufficiente un incremento del livello dell’aminoacido di 5 micromolilitro per incrementare il rischio di sviluppare una forma demenziale di circa il 40%. Lo studio concludeva che “l’iperomocisteinemia è un fattore indipendente per l’insorgenza di patologie neuro-degenerative della sfera cognitiva sia di tipo vascolare demenziale che di tipo Alzheimer e che la supplementazione di acido folico da solo o in associazione con vit. B6 e con vit. B12, nonché il contributo di un’alimentazione ricca di tali nutrienti, riduce notevolmente i livelli ematici di omocisteina”. Lo studio confermava l’utilità dell’assunzione di acido folico, vit. B6 e vit. B12 in pazienti con iperomocisteinemia con o senza altri fattori di rischio per ictus e per demenza. Le dosi di acido folico consigliate erano di circa 2000-5000mcg.
Sebbene le patologie demenziali ed in particolare il Morbo di Alzheimer siano patologie multifattoriali essendo sostenute da fattori genetici nonché da squilibri nutrizionali, dallo stess, da alterazioni neuroendocrine e da deficit circolatori, l’iperomocisteinemia è coinvolta nell’eziopatogenesi di tali patologie mediante svariati meccanismi. Innanzitutto attraverso effetti vascolari . Appare evidente come la ipossigenazione conseguente al ridotto apporto ematico causato da fenomeni micro-trombotici del circolo arterioso cerebrale possa contribuire alla morte neuronale che caratterizza le patologie neuro-degenerative a carattere demenziale. L’iperomocisteinemia, quindi, entrando nell’eziopatogenesi della patologia trombotica, influenza negativamente l’ossigenazione e quindi la funzione ed il trofismo neuronale. Può avvenire anche un danno neuronale, che è sostenuto non solo dalle alterazioni vascolari, ma anche dallo stress ossidativo, dalle alterazioni del DNA e dai fenomeni apoptosici conseguenti all’iperomocisteinemia. Tali lesioni interesserebbero, inizialmente, le aree neuronali dell’ippocampo, area nervosa ove vengono formati i ricordi e che caratterizza la memoria a breve termine. .
Secondo uno studio effettuato dalla Federazione delle Societa’ Biomedicali Europee, l’omocisteina, determinerebbe tra i suoi effetti lesivi sul materiale cromosomico, una progressiva riduzione della lunghezza dei telomeri, frammenti di DNA localizzati all’estremità dei cromosomi fondamentali per la replicazione cellulare e per la stabilità genetica. Questi svolgono un ruolo essenziale nei processi di invecchiamento. Si accorciano ad ogni divisione cellulare e la loro lunghezza può servire a determinare l’età biologica dell’individuo. Gli effetti neurotossici della iperomocisteinemia possono altresì essere aggravati dalle stesse carenze nutrizionali condeterminanti l’accumulo di omocisteina, come il deficit di folati, di Vit. B 12 e di Vit. B 6. Diversi studi hanno evidenziato come la carenza di acido folico aggrava la neurotossicità della sostanza beta- amiloide il cui accumulo è patognonomico del Morbo di Alzheimer mediante un incremento della vulnerabilità degli stessi all’azione neurotossica della proteina amiloide. Il deficit di folati aggraverebbe il danno neuronale inibendo le funzioni di quei meccanismi riparativi del DNA precedentemente danneggiato dall’azione dell’omocisteina. L’acido folico gioverebbe inoltre alla circolazione cerebrale. La Vit. B 12 svolge, in sinergia con l’acido folico, funzioni fondamentali nel regolare i meccanismi neurotrasmettitoriali. Entrambi operano in stretta sinergia per cui un deficit dell’una produce carenza dell’altro. Per tale motivo andranno somministrate insieme, potendo la somministrazione di uno solo dei due nutrienti aggravare il danno neurologico.
L’importanza del ruolo dell’iperomocisteina plasmatica nell’etiopatogenesi del Morbo di Alzheimer e’stato confermato dall’osservazione che nei pazienti iperomicisteinemici, il volume dell’ippocampo è di dimensioni ridotte come è altresì ridotto lo spessore della corteccia cerebrale. Folati, Vit. B6 e Vit. B12 sono elementi chiave nella prevenzione e nel controllo dell’iperomocisteinemia. I folati sono diffusi in vegetali a foglia verde, legumi, cereali integrali, nei germogli, lievito, fegato. L’ acido folico viene danneggiato dalla cottura, conservazione dei cibi, dall’assunzione di farmaci come gli anticoncezionali e gli antiepilettici. Per quanto riguarda, invece, la Vit. B 12 (o cianocobalamina) questa è un co-fattore del riciclo dell’omocisteina in metionina ed è diffusa prevalentemente nei cibi di derivazione animale, motivo per cui i vegetariani stretti possono presentarne una carenza con importanti ripercussioni sui livelli di omocisteina plasmatica. Il dosaggio quotidiano consigliato è tra i 100 ed i 1000mcg/die. La vit B6, infine, è diffusa nel pollo, nelle uova, nel pesce, nei cereali integrali, nel fegato, nelle noci, nella birra e nei legumi specie nella soia. Un fabbisogno quotidiano appropriato è di circa 50-100mg/die.
In conclusione, la patologia demenziale è una patologia multifattoriale, la cui prevenzione richiede un intervento a 360 gradi comprendente un’alimetazione corretta, supplementi nutrizionali adeguati per controllare lo stress ossidativo, attività fisica, tecniche di rilassamento al fine di controllare i livelli di cortisolo ed un adeguato riequilibrio ormonale. Di importanza fondamentale si rivela altresì un intervento a livello alimentare e nutrizionale con somministrazione di acido folico, Vit B 6, Vit B 12, s-adenosilmetionina o trimetilglicina, atto a prevenire e controllare i livelli plasmatici di omocisteina il cui eccesso è un fattore cocausale dell’etiopatogenesi di alcune patologie neurodegenerative, come la demenza senile ed il Morbo di Alzheimer.