Definizione, sintomi, cause e diagnosi
Le malattie infiammatorie intestinali racchiudono diverse patologie del tratto gastrointestinale, che determinano un elevato stato infiammatorio. Le forme più comuni sono il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. Benché la causa specifica di queste malattie sia ancora sconosciuta si ritiene che le malattie infiammatorie intestinali abbiano alle spalle una risposta immunitaria eccessiva nei confronti dei microrganismi intestinali, che formano il cosiddetto microbiota.
Il morbo di Crohn è caratterizzato da un’infiammazione granulomatosa ed in grado di coinvolgere una qualsiasi parte del tratto gastrointestinale, anche se più frequentemente riguarda l’ileo terminale e/o il colon. Inoltre la patologia non è continua, bensì tra le zone infiammate e lesionate ce ne possono essere altre normali. Nel corso degli ultimi decenni l’incidenza del morbo di Crohn è in crescita e ciò rafforza ancor di più le ipotesi sul ruolo dei cambiamenti ambientali e dello stile di vita in questa patologia.
I sintomi principali del morbo di Crohn sono:
- Dolore addominale di tipo crampiforme;
- Diarrea persistente;
- Spossatezza continua;
- Perdita di peso;
- Inappetenza con eventuali nausea e vomito;
- Febbricola.
La diagnosi deve essere effettuata da uno specialista sulla base di una visita medica, esame obiettivo ed anamnesi. In aggiunta la fase diagnostica può essere avvantaggiata dall’utilizzo di esami di laboratorio (es. su sangue, feci e urine), radiografia dell’addome, TAC, colonscopia e/o endoscopia intestinale. Potrebbe essere necessario effettuare un campionamento di biopsia per ulteriori approfondimenti.
Complicanze e terapia
Il morbo di Crohn non provoca solo lesioni infiammatorie nel tratto gastrointestinale, ma può causare la comparsa di complicanze ed effetti extra-intestinali. In particolare le fasi più avanzate della patologia possono essere accompagnate dalla comparsa di fistole, ascessi aftosi, stenosi (restringimenti) e fibrosi a livello intestinale. Inoltre chi ha il morbo di Crohn è a maggior rischio di andare incontro a malassorbimento, malnutrizione, deperimento fisico, anemia, carenze nutrizionali, osteoporosi, artriti, eritemi nodosi, trombosi venosa, stomatite aftosa, calcoli alla cistifellea ed ai reni.
Malattia di Crohn: dieta
La dieta e l’alimentazione sono fattori importanti nelle malattie infiammatorie intestinali, in quanto apportano i nutrienti necessari, supportano il benessere intestinale, modulano l’attività immunitaria ed influenzano le comunità microbiche, che costituiscono il microbiota intestinale (batteri, funghi, virus). I risultati di diversi studi mostrano che una dieta troppo ricca di grassi animali e saturi, zuccheri semplici, dolciumi, cereali raffinati e povera di fibre aumenta il rischio di sviluppare in futuro il morbo di Crohn.
Adottare un’alimentazione appropriata è importante per chi ha una malattia infiammatoria intestinale.
Gli aspetti alimentari e nutrizionali svolgono un ruolo sia come fattori di rischio che come fattori in grado di influenzare il decorso delle malattie infiammatorie intestinali. In particolare l’alimentazione può facilitare il raggiungimento o il prolungamento dei periodi di remissione dai sintomi, oltre a migliorare numerosi altri aspetti collegati alla salute generale della persona e della sua qualità di vita.
Tuttavia non esiste una dieta valida per ogni persona con il morbo di Crohn. Pertanto si consiglia di rivolgersi ad uno specialista al fine di personalizzare l’alimentazione sulla base delle caratteristiche individuali, dei fattori genetici, dello stile di vita (es. attività fisica) e della storia clinica della malattia.
Morbo di Crohn: alimentazione, vitamine e Sali minerali
Le persone con il morbo di Crohn hanno spesso carenze nutrizionali molteplici a causa dei processi infiammatori intestinali, delle problematiche digestive e di assorbimento, dell’inappetenza e di eventuali operazioni chirurgiche. Pertanto dovrebbero seguire un’alimentazione densa di veri nutrienti come per esempio vitamine, minerali e oligoelementi (es. ferro, molibdeno, zinco). Queste carenze nutrizionali, infatti, possono determinare un peggioramento dello stato di salute generale e contribuire alle complicanze della stessa malattia (es. osteoporosi). Prima di ricorrere ad integratori, tuttavia, è bene valutare quali carenze e intolleranze alimentari effettivamente siano presenti, perché ricorrere ad un prodotto sbagliato può dare eccessi o essere addirittura controproducente. In merito presso il Centro di Medicina Biologica è possibile effettuare test innovativi sul reale stato nutrizionale dell’organismo ed in modo più accurato rispetto alle analisi standard (es. sangue).
L’alimentazione in caso di riacutizzazione
Nelle situazioni più gravi può essere necessario ricorrere alla nutrizione enterale tramite formule fluide, la quale è però controindicata in caso di fistole del digiuno, occlusione, perforazione ed emorragia gastrointestinale. Come seconda scelta si può ricorrere alla nutrizione parenterale, cioè endovenosa, se la malattia è particolarmente estesa. In molti casi, tuttavia, le riacutizzazioni non sono così debilitanti e richiedono terapie specifiche ed un cambio di alimentazione.
Fase acuta e fase cronica
Il decorso del morbo di Crohn è quello di un processo infiammatorio cronico con episodi di remissione e periodi di recidive secondo una frequenza variabile. Benché non esiste una dieta univoca per il morbo di Crohn, possiamo dare qui alcune linee guida generali. In fase acuta è opportuno prestare attenzione allo stato di idratazione, mangiare in modo leggero, ridurre il consumo di fibre resistenti e far riposare l’intestino.
In fase di remissione si consiglia di introdurre gli alimenti gradualmente e valutare eventuali carenze ed intolleranze (es. lattosio e sensibilità al glutine). In aggiunta le alterazioni tipiche delle malattie infiammatorie croniche incidono negativamente sulla digestione e sull’assorbimento dei nutrienti ponendosi come aspetti chiave della malnutrizione e del ritardo della crescita nei bambini. Ne consegue che l’alimentazione deve essere adeguata all’aumento dei fabbisogni derivanti dalle perdite di minerali, elettroliti, proteine, sangue. Inoltre l’assorbimento dei nutrienti può essere compromesso dall’interazione con alcuni farmaci ed integratori.
Terapie nutrizionali sono in grado di abbassare l’attività pro-infiammatoria e controllare i sintomi.
Non bisogna dimenticare che ogni giorno il tratto gastrointestinale è messo alla prova da innumerevoli residui alimentari e microrganismi. È pertanto fondamentale che l’intestino sia in grado di discernere ciò che è pericoloso da ciò che non lo è e di mettere in moto una risposta appropriata, che può essere di tipo infiammatoria o di tolleranza. I meccanismi di difesa e di tolleranza devono quindi essere equilibrati al fine di controllare il danno ai tessuti e le risposte infiammatorie. Se da una parte una minore attività immunitaria porta a infezioni recidivanti, dall’altra una scarsa tolleranza può sfociare in uno stato infiammatorio incontrollato. Proprio come avviene nel morbo di Crohn. Ma terapie mirate possono intervenire a questo livello modulando l’attività immunitaria in modo benefico.
L’alimentazione è in grado di influenzare anche un altro fattore importante: il microbiota intestinale, cioè l’insieme dei microrganismi residenti naturalmente nell’intestino. Ebbene, numerosi studi hanno evidenziato una forte associazione tra le malattie infiammatorie intestinali ed alterazioni della normale biodiversità e della funzionalità del microbiota intestinale. In particolare si assiste ad una minore abbondanza dei batteri produttori di metaboliti benefici come gli acidi grassi a catena corta insieme alla presenza di batteri pro-infiammatori come per esempio il Fusobacterium nucleatum.