Ipotiroidismo
La tiroide è una ghiandola endocrina posta alla base del collo, che secerne due tipi di ormoni: la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3). Entrambi questi ormoni influenzano numerosi meccanismi metabolici e per lo più aumentano la velocità del metabolismo di base. Oltre a questi alcune cellule della tiroide producono l’ormone calcitonina, che è deputato alla regolazione del calcio inibendo il riassorbimento osseo.
La ghiandola tiroidea è costituita per la maggior parte da cellule follicolari, che sintetizzano e rilasciano gli ormoni T3 e T4 sotto il controllo di un altro ormone, detto ormone tireostimolante (TSH) prodotto a sua volta a livello dell’ipofisi. Una volta sintetizzati grazie a varie reazioni biochimiche, gli ormoni tiroidei possono essere rilasciati in circolo e raggiungere le altre parti dell’organismo.
Per definizione l’ipotiroidismo è caratterizzato da una ridotta secrezione degli ormoni tiroidei.
L’ipotiroidismo può avere diverse cause tra cui una carenza di natura dietetica come conseguenza dei bassi livelli di iodio nell’acqua e nel terreno. Il deficit di iodio riduce i livelli di T3 e di T4 nel sangue provocando un aumento del rilascio di TSH. Questo meccanismo provoca vari effetti sulle cellule tiroidee culminando nell’ingrandimento della ghiandola (gozzo). Ad ogni modo la causa più comune di ipotiroidismo è la tiroidite autoimmune.
La tiroide è una ghiandola fondamentale per l’organismo e per essere in salute, in quanto partecipa a numerose funzioni tra cui la regolazione della sintesi proteica, del metabolismo energetico e della crescita. Nei casi infantili l’ipotiroidismo è una condizione pericolosa, in quanto provoca una sindrome detta cretinismo, la quale è caratterizzata da addome prominente, ritardo della crescita, viso paffuto e lingua particolarmente ingrossata. Per quanto riguarda, invece, gli adulti l’ipotiroidismo è per lo più conseguente ad autoimmunità o a terapie della tireotossicosi. Colpisce circa l’1-2% delle donne, mentre nei maschi è molto meno frequente.
Tiroidite di Hashimoto autoimmune
Il termine tiroidite denota un’infiammazione della ghiandola tiroidea e può essere di origine virale o autoimmune. In particolare questo secondo gruppo include il morbo di Graves e la tiroidite di Hashimoto.
La malattia di Hashimoto è la causa più frequente di ipotiroidismo ed è una ventina di volte più frequente nelle donne rispetto agli uomini. Compare generalmente tra i 40 e i 50 anni e mostra aspetti caratteristici dal punto di vista immunitario. In particolare i linfociti T sono responsabili del danno alla ghiandola tiroidea, mentre le cellule B producono auto-anticorpi, che possono ostacolare il legame dell’ormone TSH al proprio recettore. Inoltre vengono prodotti anticorpi contro la proteina tireoglobulina e la perossidasi tiroidea. Tutto ciò causa ripercussioni negative a livello di tutto il funzionamento tiroideo.
La tiroidite di Hashimoto è associata ad una riduzione degli ormoni tiroidei, spesso con periodi transitori di ipertiroidismo o di normalità (eutiroidismo). Nel corso di questa malattia la tiroide generalmente va incontro a ingrossamento simmetrico e lievemente nodulare, mentre i suoi tessuti mostrano una notevole infiltrazione dei globuli bianchi detti linfociti. Inoltre le evidenze mostrano che le tiroiditi autoimmuni tendono ad essere maggiormente associate anche ad altre malattie autoimmuni come per esempio il lupus eritematoso sistemico, la sindrome di Raynaud, la celiachia e la vitiligine.
Tiroidite di Hashimoto: sintomi e cause
Un segno importante di ipotiroidismo è il mixedema, che è dovuto all’accumulo di sostanze nel connettivo della pelle ed alla riduzione del metabolismo. In particolare nell’ipotiroidismo si osservano i seguenti sintomi:
- Spossatezza persistente nell’arco della giornata;
- Diminuzione delle capacità fisiche e mentali;
- Assottigliamento dei peli, in special modo delle ciglia;
- Comparsa di voce rauca e profonda;
- Viso rotondeggiante;
- Cute secca e ruvida;
- Bassa temperatura corporea (es. mani e piedi);
- Aumento di peso;
- Alterazioni ematiche dei grassi.
Benché i meccanismi non siano ancora chiari nel dettaglio, la tiroidite di Hashimoto può essere considerata come un disturbo mediato dall’immunità. Le cause sono multifattoriali, cioè più fattori in combinazione contribuiscono allo sviluppo della malattia.
Accanto ad una maggiore suscettibilità genetica per quanto riguarda il funzionamento immunitario, le evidenze scientifiche sostengono il ruolo di vari fattori ambientali. Ciò fornisce in parte anche una spiegazione dell’aumento dei casi diagnosticati di tiroidite di Hashimoto nel corso degli ultimi decenni. Un aumento che da sola la genetica non potrebbe spiegare altrimenti.
Si ritiene che gli ingenti cambiamenti nella vita delle società urbane e la presenza di ambienti troppo puliti e igienizzati provochino la deviazione del normale meccanismo immunitario verso lo sviluppo di malattie allergiche ed autoimmuni. Inoltre per quanto riguarda la tiroidite di Hashimoto è noto che essere di sesso femminile aumenta il rischio di malattia, così come un consumo eccessivo di iodio e l’abuso di alcuni farmaci (inferferone alfa). Senza tralasciare il ruolo dato dalle carenze nutrizionali (es. ferro, selenio), dell’eccesso di alcool e dalla possibile esposizione a tossine ed inquinanti ambientali. Infine la tiroide è sensibile anche allo stato di salute intestinale, in particolare a causa dei collegamenti tra la disbiosi intestinale, la tiroide ed i processi autoimmuni.
Rischi e complicanze in gravidanza
Durante la gravidanza la tiroide va incontro a numerosi cambiamenti al fine di mantenere adeguati livelli degli ormoni tiroidei nel corso delle varie fasi della gestazione. Tuttavia alcuni fattori possono determinare bassi livelli di questi ormoni provocando di conseguenza alterazioni negli stadi iniziali e nella progressione della gravidanza. Si stima che circa il 2-5% delle gravidanze sia accompagnata da ipotiroidismo. Oltre alla carenza di iodio la tiroidite di Hashimoto rappresenta una causa ben nota di ipotiroidismo in gravidanza. Inoltre la disfunzione tiroidea durante la gravidanza può portare ad aborti ricorrenti, nascita prematura, ipertensione gestazionale ed anomalie psicomotorie nei neonati.
Tiroidite di Hashimoto: esami e diagnosi
Nell’ipotiroidismo si riscontrano bassi livelli degli ormoni tiroidei, pur a fronte di una produzione rilevante dell’ormone TSH dall’ipofisi. L’aumento dei livelli di TSH generalmente è un indizio significativo del calo dell’attività tiroidea e perciò il dosaggio dell’ormone TSH fornisce informazioni importanti relative al funzionamento endocrino.
La diagnosi deve essere effettuata da uno specialista sulla base dello stato di salute, dei sintomi e della valutazione degli anticorpi anti-tiroidei (es. anticorpi TPO-Ab e Tg-Ab). L’ago-aspirato può essere utile per distinguere la tiroidite di Hashimoto da altre patologie tiroidee.