Il termine mindfulness è la traduzione occidentale della parola “sati” in lingua Pali e riprende un concetto presente nella filosofia del buddismo zen, il cui significato rimanda ad un atteggiamento di consapevolezza, attenzione e viva presenza. Queste caratteristiche, a ben vedere, sono state rimarcate lungo l’arco della storia da molte culture in tutto il mondo come è evidente per esempio negli scritti dell’imperatore-filosofo Marco Aurelio. Benché non sia propriamente un sinonimo di meditazione e non ne racchiuda tutti gli aspetti, la mindfulness è diventato il termine di un metodo che prende spunto dalla meditazione di origine indiana per applicarlo ad un ampio ventaglio di indicazioni. Nel corso degli ultimi anni, infatti, la meditazione è diventata una pratica ed uno strumento di salute con una crescente diffusione in Occidente.
Mindfulness vuol dire avere una consapevolezza chiara di ciò che sta accadendo dentro e fuori di noi.
Il primo a traslare questi concetti nella clinica medica in occidente è stato Jon Kabat-Zinn, biologo e professore presso l’università del Massachussetts. Kabat-Zinn ha rielaborato alcuni principi buddististi, in special modo il concetto di consapevolezza nel qui e ora, mettendoli al servizio della salute e del benessere psicofisico.
La mindfulness è una pratica che si basa sulla focalizzazione dell’attenzione sul tempo presente e sulla capacità di vivere le proprie esperienze fisiche e mentali con un atteggiamento di curiosità, apertura e senza la necessità di modificare o giudicare l’esperienza stessa.
L’obiettivo è quello di allenare la mente ad osservare con attenzione e senza critica o giudizio le sensazioni, i pensieri e le emozioni presenti momento dopo momento. Ecco perché si parla di attenzione aperta e non giudicante. Dal punto di vista pratico tutto ciò si traduce in un’immersione nel tempo presente togliendo spazio e forza alle mancanze del passato ed alle preoccupazioni del futuro. Attraverso la mindfulness è possibile porre rimedio al fatto che sempre più spesso ci dimentichiamo di vivere l’unico tempo a nostra disposizione: il tempo presente. Quante volte persino azioni semplici come il respiro ed il mangiare avvengono in assoluta automaticità, senza consapevolezza e senza la possibilità di apprezzarle o ringraziarle? Ma è possibile a tutti riscoprire il mondo esterno ed interiore vivendo l’esperienza in un modo aperto, curioso e gentile.
Essere testimoni a sé stessi della propria esperienza: ecco la chiave della mindfulness.
Abbiamo a disposizione un’ampia mole di risultati scientifici che dimostrano come l’apprendimento e la pratica degli esercizi di mindfulness siano utili in numerosi scenari clinici dai disturbi psicologici (es. ansia, depressione, agorafobia) fino a quelli più prettamente fisici come per esempio nel dolore cronico. In generale è possibile ormai affermare che gli interventi basati sulla mindfulness tamponano gli effetti negativi dello stress, migliorano il benessere soggettivo e quello psicologico (es. autostima, rabbia, irritabilità), oltre a sviluppare le capacità di empatia e compassione sia per sé stessi che per le persone che ci circondano. Infine avviene un incremento delle capacità di introspezione, autocontrollo, auto-comprensione ed accettazione di quello che siamo ora.
Gli effetti della pratica sembrano essere dovuti non al cambiamento dei contenuti presenti nella mente, ma piuttosto all’indebolimento dell’identificazione con essi, il che si traduce in una minore forza dei pensieri ed emozioni. In particolare consente di non essere più in balia dei condizionamenti automatici o abitudinari di ogni giorno e di sviluppare spontaneamente nel tempo la capacità di passare da uno stato di disequilibrio e di sofferenza ad un altro di maggiore armonia e serenità nei confronti di sé stessi costruendo un rapporto con l’esperienza più reale ed oggettivo. Mindfulness non vuol dire privarsi delle emozioni o sfuggire al dolore. Al contrario aiuta a vivere le emozioni in modo più chiaro e vivido ed a potenziare le capacità di sopportare il dolore piuttosto che sfuggirlo.
La mindfulness coltiva la capacità di dirigere l’attenzione e di vivere il momento presente, il qui e ora.
È opportuno sottolineare che gli effetti positivi della mindfulness non dipendono da uno stato di rilassamento, che sopraggiunge in modo indiretto e non è necessariamente un obiettivo. Benché i meccanismi sottesi non siano ancora stati compresi nel dettaglio, è ormai chiaro che la pratica continuativa della mindfulness determina cambiamenti a livello cerebrale. In particolare la capacità di passare dalla disattenzione ad uno stato di attenzione focalizzata sembra in grado di modificare in modo efficiente diverse aree cerebrali nella corteccia, tra cui quelle deputate alla regolazione emotiva ed alla elaborazione delle informazioni esterne o interne a noi. Pertanto imparare a sganciare il “pilota automatico”, che ci trascina in modo inconsapevole durante gli eventi della giornata in modo simile ad automi, induce una notevole stimolazione e ri-organizzazione delle connessioni sinaptiche nel cervello.
Attraverso l’aiuto, il sostegno e la supervisione di uno professionista è possibile acquisire ed interiorizzare la mindfulness in modo personalizzato ed adeguato alle proprie esigenze. Con l’avanzare della pratica i benefici diventano sempre più evidenti senza tralasciare che è possibile effettuare gli esercizi in ogni momento e luogo.
In conclusione la pratica della mindfulness ha dimostrato di apportare numerosi benefici a livello psico-fisico ed il suo utilizzo nel campo della medicina integrata diventa sempre più vasto.
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