I problemi di sonno possono trarre giovamento dall’approccio non farmacologico del Neurofeedback, che consente di gettare un ponte tra le neuroscienze e le cause mentali, emotive e comportamentali delle scienze psicologiche. Scopri di più sull’utilità di questa metodica nel seguente articolo del Cembio.
Disturbi del sonno: un’introduzione
Argomenti
I problemi di sonno rappresentano uno dei disturbi più diffusi al mondo e con una diffusione che riguarda generalmente il 7-20% della popolazione generale. Vi possono essere ostacoli nell’addormentarsi, nel mantenere la durata del sonno oppure vi può essere un risveglio troppo anticipato al mattino. In generale i problemi di sonno determinano conseguenze rilevante non soltanto dal punto di vista psicologico (es. sonnolenza), ma nel lungo periodo anche su quello cardiovascolare, infiammatorio e metabolico incrementando pertanto i rischi per la salute.
Reattività del sonno allo stress
Le risposte allo stress non sono uguali per tutti e possono manifestarsi con sintomi e gravità differenti da persona a persona. Ciò per esempio dipende dalla cronicità dello stress, dalla valutazione personale della situazione, dalle capacità di adattamento, dal cattivo utilizzo di sostanze o dall’adozione di comportamenti controproducenti, oltre che dalla presenza di difficoltà psicologiche individuali e dal grado di supporto sociale. Per esempio gli studi mostrano la presenza di insonnia nel 40% dei casi di vere e proprie patologie psicologiche.
È ben noto ormai che l’insonnia è spesso scatenata da eventi stressanti, preoccupazioni o stati di tensione emotiva o mentale che possono interferire con il sonno ed aggravarne i relativi disturbi. Ma non in moto uniforme. In merito si parla più propriamente di reattività del sonno per indicare una spiccata vulnerabilità nei confronti di stress, pensieri o emozioni disturbanti e che può raggiungere una tale intensità da aumentare il rischio di dormire frequentemente male, anche in seguito a comuni stimoli eccitatori (es. caffeina, energy drinks, sport, cambiamento di orari o di luogo). Questa reattività sembra essere generalmente caratteristica della persona e se non opportunamente affrontata tende a rimanere abbastanza stabili nel tempo.
Il rischio della cronicità
Una difficoltà inziale ad addormentarsi o a rimanere addormentati durante la notte potrebbe rappresentare una fase prodromica per un disturbo cronico e persistente del sonno. Ciò avviene perché, pur in seguito al periodo di stress o di ansia, si ha ancora difficoltà a recuperare ed a ristabilire un sonno normale. Le preoccupazioni continue, l’ansia e la sofferenza possono modificare le capacità neuropsicologiche di regolazione del ciclo sonno-veglia aumentando di conseguenza la vulnerabilità a ripetuti episodi di insonnia o di sonno non riposante, anche se il periodo di stress è ormai alle spalle.
Circa una persona su tre è insoddisfatta della propria qualità o durata del sonno.
Come già accennato alcune persone rispondono in modo particolarmente esagerato a stimoli ambientali (es. rumori), psicologici, fisici (es. attività sportiva) ed a farmaci. Ma ai problemi del sonno contribuiscono anche ciò che le persone sentono, provano, fanno e pensano. Per esempio è stato dimostrato che il rimuginio mentale incontrollato amplifica gli effetti di un’alta reattività personale allo stress. In sintesi, a parità di pensieri intrusivi e disagevoli le persone con un sonno più sensibile sono a maggior rischio di andare incontro nel tempo ad una vera e propria insonnia.
Gli approcci farmacologici si sono dimostrati efficaci solo nel breve termine, ma con il passare del tempo gli effetti indesiderati sembrano maggiori di quelli desiderati a causa del loro impatto sull’efficienza cognitiva, la coordinazione motoria e le forme di dipendenza. Per questi motivi è disponibile presso il Centro di Medicina Biologica anche un approccio non farmacologico e valido come il Neurofeedback.
Il Neurofeedback come alleato di un buon sonno
Il Neurofeedback è una metodica non invasiva che si pone l’obiettivo di migliorare il benessere ed i processi psicologici attraverso la modulazione delle onde cerebrali. In particolare, attraverso l’utilizzo di una strumentazione specifica è possibile rilevare la presenza dei segnali elettroencefalografici (EEG), i quali a loro volta possono essere utilizzati dalla persona in seduta per modificare i tempo reale l’attività cerebrale secondo l’obiettivo prefissato con lo specialista. In pratica il Neurofeedback consente alla persona di avere un punto di vista oggettivo per essere consapevoli di quale direzione stia prendendo la nostra mente e la nostra esperienza.
Attraverso questo vero e proprio training è possibile apprendere ad auto-ascoltarsi, a migliorare lo stato di autoconsapevolezza legata al proprio grado di tensione fisica e psicologica e di conseguenza apprendere a gestirla nel modo più efficace. Grazie agli esercizi ed alle pratiche svolte in seduta è possibile acquisire l’abilità di svolgere un ruolo attivo nella promozione della propria salute modulando positivamente il funzionamento elettrico delle aree cerebrali coinvolte nella regolazione fisiologica del sonno.
Il Neurofeedback modula l’iper-eccitazione psicofisica a livello della corteccia cerebrale.
Per esempio tramite il Neurofeedback è possibile imparare a tenere sotto controllo alcune frequenze cerebrali, come per esempio quelle associate al senso di allerta, e dall’altro di promuovere il funzionamento di quelle più associate alla calma interiore, alla distensione fisica ed al rilassamento profondo.
Uno degli aspetti principali è dovuto agli effetti benefici sullo stato di reattività o di tensione mentale e fisica (es. battito cardiaco) prima di addormentarsi, che nelle persone con difficoltà ad addormentarsi o si risvegliano a lungo di notte può ritardare l’ingresso nel sonno profondo e può persino ripercuotersi sulle normali attività della giornata. Diversi studi a proposito hanno dimostrano che queste persone tendono ad avere un sonno molto più frammentato rispetto a chi dorme bene, come per esempio una fase REM tendenzialmente più instabile. Inoltre, si assiste generalmente ad un quadro EEG più ricco di onde veloci durante il sonno; senza tralasciare che una condizione di insonnia persistente aumenta il battito cardiaco, la tensione muscolare del volto e provoca sbilanciamenti nei livelli degli ormoni prodotti dalle ghiandole surrenali.
I benefici del Neurofeedback
Attraverso il percorso di Neurofeedbac è possibile ridurre i risvegli notturni, aumentare la soddisfazione per un buon sonno riposante, oltre ad imparare a calmare i pensieri, le emozioni intense o far fronte al grado di tensione eccessivo che rema contro i meccanismi inducenti un sonno naturale. In tutto ciò la persona assume un ruolo attivo al fine di poter aumentare la propria autoconsapevolezza del proprio stato e di reagire ai pensieri, all’ansia sul futuro, all’agitazione serale o anche alla frustrazione di non riuscire a dormire, in modo differente da quanto fatto precedentemente. In poche parole il Neurofeedback permette alla persona di acquisire le capacità di auto-regolarsi dal punto di vista psicofisico, in particolare sfruttando la capacità di apprendere a modulare i nostri stati interiori e le relative attività cerebrali.
Fissa un primo appuntamento al Cembio
Se l’argomento di questo articolo è di Tuo interesse contatta la nostra segreteria per un primo appuntamento con i nostri specialisti.