Il sistema nervoso è vulnerabile a forme di inquinamento ed esposizione ambientale da parte di sostanze nocive, che prendono per l’appunto nome di neurotossine. L’effetto di queste molecole può coinvolgere il funzionamento e l’integrità dei tessuti nervosi al punto tale da poter contribuire allo sviluppo di alcuni disturbi a questo livello. Approfondisci il tema della neurotossicità nel seguente articolo del Cembio.
Sistema nervoso e neurotossicità
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Il sistema nervoso consente di gestire ed elaborare gli scambi di informazione nel corpo tramite la capacità di trasmettere e ricevere segnali bioelettrici. È costituito dal cervello, dal midollo spinale e dall’insieme dei nervi, che si diramano nei tessuti del corpo. Questo sistema organico può andare incontro a problematiche molteplici come per esempio infettive, infiammatorie, vascolari e persino tossiniche. Più specificatamente per neurotossicità si intende la capacità di un agente chimico, fisico o biologico di provocare un’alterazione del funzionamento o cambiamenti strutturali nel sistema nervoso.
È ormai un’opinione scientificamente condivisa che le malattie neurodegenerative vengono influenzate sia dalla genetica che dai fattori ambientali, tra i quali secondo gli studi recenti emerge per importanza il tema degli inquinanti e delle tossine. Senza tralasciare che gli inquinanti neurotossici hanno una rilevanza non solo per noi, ma anche perché minacciano la salute degli ecosistemi e delle specie animali.
Le tossine ambientali possono contribuire allo sviluppo di malattie neurodegenerative.
Si stima che circa il 30% di tutte le sostanze chimiche di sintesi abbiano proprietà neurotossiche e purtroppo la maggior parte delle sostanze utilizzate o rilasciate nell’ambiente non hanno alle spalle solide certificazioni di innocuità in tal senso.
Le neurotossine ambientali sono alquanto numerose e possiamo citare per esempio i pesticidi piretroidi e organocloridi, così come le nanoplastiche e le altre sostanze riportate nei prossimi paragrafi.
Metalli pesanti: quale ruolo hanno?
I metalli sono ben noti per le loro capacità di malleabilità, duttilità, riflessione e conducibilità. Benché si trovino naturalmente nell’ambiente, le attività antropiche ed industriali sono certamente implicate nella loro grande diffusione. I metalli infatti vengono utilizzati nel settore industriali per lo svolgimento di innumerevoli processi.
Un’esposizione e poi un accumulo eccessivo nel corpo possono causare ripercussioni sull’organismo dal punto di vista tossicologico. In particolare eventi acuti accidentali, oppure, più frequentemente, un’esposizione ambientale o professionale può incidere negativamente sul funzionamento del sistema nervoso. In particolare i metalli più coinvolti a riguardano sono il: mercurio, piombo, arsenico, cadmio e manganese. Le cui fonti di esposizione principali includono: acque o cibi contaminati, esposizione per lavoro (es. impianti siderurgici), amalgame dentarie, fumo, leghe metalliche, pigmenti, batterie, insetticidi e coloranti per capelli.
Quali effetti?
Se da un lato l’esposizione acuta può portare a nausea, cefalea, convulsioni, problemi nel linguaggio e nella coordinazione, ma è un evento poco comune, dall’altro un’esposizione persistente di minori quantità può determinare un progressivo accumulo organico con effetti soprattutto a carico dell’ambito neurologico. Infatti metalli pesanti sono purtroppo in grado di raggiungere il cervello e qui depositarsi favorendo la comparsa di cefalea, mancanza di concentrazione, insonnia, neuropatie periferiche, così come anemia, problematiche renali, infertilità e squilibri tiroidei.
Un accumulo eccessivo di metalli pesanti può portare a cambiamenti nella normale espressione del DNA, anche se a basse concentrazioni per molto tempo. L’esposizione ai metalli pesanti è associata infatti a malattie neurodegenerative tra cui il morbo di Parkinson, di Alzheimer e di Huntington.
Altri esempi: gli organofosfati
La classe chimica degli organofosfati include centinaia di diverse sostanze, contenute in prodotti di utilizzo pressoché planetario come:
- Pesticidi (fungicidi, erbicidi, insetticidi, antivermi);
- Ritardanti di fiamma;
- Solventi industriali;
- Lubrificanti o plasticizzanti o desfolianti;
- Additivi per combustibili.
A titolo di esempio vi sono il chlorpyrifos, il diazinon, il glifosato, il malathion e l’edifenphos.
Generalmente l’esposizione può avvenire sul campo dei prodotti agricoli trattati, oppure per il loro successivo consumo; oppure talvolta per l’utilizzo di insetticidi per la prevenzione delle malattie da vettore (es. malaria) o rare forme di inquinamento nelle cabine degli aerei o per usi militari. Ad ogni modo gli organofosfati ed i loro residui sono i più comuni inquinanti di sintesi riscontrabili nel suolo, fiumi, aria, piante ed acque di falda, fino ad essere persino rintracciabili nei tessuti degli animali ed umani. La loro ubiquità desta una crescente preoccupazione ai fini della salvaguardia non solo degli ecosistemi, ma anche della salute delle persone, piccoli o adulti, esposte. Nonostante i tentativi di limitarne l’utilizzo, rimangono un problema strettamente attuale.
Una tossicità rilevante può incidere negativamente sul funzionamento delle cellule nervose.
Diversi studi puntano l’attenzione su una possibile associazione degli organofosfati con alcune malattie neurodegenerative. Queste sostanze possono interferire con il funzionamento dei neuroni, con l’azione dei neurotrasmettitori, oltre a favorire lo stress ossidativo e la cosiddetta neuro-infiammazione, cioè l’infiammazione del sistema nervoso. In aggiunta secondo alcune ricerche l’esposizione agli organofofati può aumentare il rischio di risposte autoimmuni in alcune persone, con possibili effetti riguardanti la struttura e la funzionalità delle trasmissioni nervose.
Oltre all’esposizione acuta, anche quella persistente e di più bassa concentrazione potrebbe provocare disfunzioni nel controllo motorio, mancanza di concentrazione, rallentamento cognitivo, alterazioni del tono dell’umore altrimenti non giustificate. Inoltre, alcune evidenze mostrano un maggior rischio di problematiche cognitive nei bambini esposti in gravidanza o nei primi mesi dopo la nascita, soprattutto nei contesti metropolitani oppure in quelli di agricoltura intensiva. ln merito a ciò a gravidanza ed i primi mesi di vita risultano particolarmente vulnerabili alle interazioni ambientali e dare effetti solo più tardi nell’arco della vita.
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Presso il Centro di Medicina Biologica effettuiamo consulenze ed analisi finalizzate ad approfondire un eventuale disturbo legato all’accumulo di tossicità nell’organismo. Purtroppo al giorno d’oggi forme di esposizione nociva agli inquinanti ambientali, specialmente se silenti ma persistenti, è sempre più comune a causa della diminuzione massiccia degli ecosistemi naturali e della richiesta di sempre nuovi prodotti per fini industriali e dell’agricoltura intensiva.
Come accennato in questo articolo uno degli ambiti tendenzialmente prediletti dalle tossine ambientali è proprio il sistema nervoso, il quale diventa più suscettibile nei confronti di condizioni infiammatorie e dello stress ossidativo, capace a sua volta di danneggiare le strutture cellulari e persino il DNA. Un accumulo eccessivo di queste sostanze può sovraccaricare i naturali meccanismi di regolazione dell’organismo dando luogo a malfunzionamenti del sistema nervoso senza apparenti cause o diagnosi chiare.
Presso il nostro Centro pertanto valutiamo un eventuale accumulo di tossicità tramite consulenze specialistiche ed analisi accurate per verificare questi aspetti ed i possibili sintomi correlati. Infine, ce ne occupiamo tramite cure e trattamenti che si pongono l’obiettivo di ridurre il carico cellulare, abbassare la neuroinfiammazione e stimolare i processi di detossificazione in modo specifico e personalizzato a seconda delle condizioni di salute della persona e della tipologia di accumulo.
La nostra segreteria è disponibile per fissare un primo consulto.
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Riferimento bibliografici principali:
- Iqubal A, Ahmed M, Ahmad S, Sahoo CR, Iqubal MK, Haque SE. Environmental neurotoxic pollutants: review. Environ Sci Pollut Res Int. 2020 Nov;27(33):41175-41198;
- Prüst M, Meijer J, Westerink RHS. The plastic brain: neurotoxicity of micro- and nanoplastics. Part Fibre Toxicol. 2020 Jun 8;17(1):24;
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- Legradi JB, et al. An ecotoxicological view on neurotoxicity assessment. Environ Sci Eur. 2018;30(1):46.